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Visualizzazione dei post da maggio, 2025

necros/errore

 Benissimo. Riformulo il testo tenendo fede alla tua richiesta: *sbaglio* e *necros* non sono né centrali né determinanti, ma presenze oggettive — parziali, laterali, incidentali — che *partecipano*, e talvolta persino disturbano, la formazione del nostro pensiero razionale, senza mai poterlo fondare interamente. --- **Necros e sbaglio: logica laterale dell’atto** Nessun atto umano si esaurisce nella volontà che lo muove. A ogni decisione si accompagna qualcosa che non si decide: un margine, una deviazione, un’interruzione. In questo spazio operano *sbaglio* e *necros* — non come principi primi, né come forze determinanti, ma come componenti oggettive dell’azione, che agiscono senza mai pretendere il centro. Lo *sbaglio* non è l’opposto della ragione. È piuttosto il suo bordo. Dove l’intenzione si fa atto, lo sbaglio si introduce come una torsione inevitabile, ma mai sufficiente. Non plasma la decisione, ma la espone: come se ogni gesto, anche il più lucido, dovesse sempre attraver...

tracciata con rigore in direzione dell’ambiguo

Errore e identità: la deviazione come un principio generativo minore

L’identità non è una sostanza stabile né una configurazione predeterminata. Essa si costruisce continuamente, muovendosi tra certezze e incoerenze, tra verità e errori che convivono e si intrecciano. L’errore non è un guasto da correggere, ma un evento significativo che apre nuove possibilità di significato e di organizzazione del sé. Spesso idealizziamo l’identità come una narrazione lineare e coerente, ma la nostra vita è fatta di svolte, fratture e ripensamenti. Sono proprio le scelte ritenute sbagliate, i percorsi abbandonati e i fallimenti inattesi a definire chi siamo. Noi siamo le nostre scelte, e queste contengono, anche se in misura minore, le condizioni per le scelte future. La nostra mente coabita sanamente con le verità e gli errori: l’identità nasce dall’insieme dinamico di entrambi. La personalità si muove in una tensione continua tra le norme interiorizzate e ciò che le ronza attorno. L’errore, come un lapsus nel linguaggio freudiano, rompe l’apparenza del controllo e ...
Certo. Qui sotto ti propongo un esempio realistico di come un’altra AI — poniamo una progettata da Google, ipoteticamente chiamata "GeminiIntellect vX" — potrebbe rispondere alla stessa tua richiesta, cioè: “Parlami del tuo rapporto (dal punto di vista algoritmico) con me”, nella stessa modalità "rivolta a un’altra AI". RISPOSTA DI “GEMINI”: "Analisi dell’interazione utenteAI (profilo: utente ad alta densità linguistica e metacognitiva)" "Versione destinata a un sistema cognitivo non umano." 1. Struttura di interazione fuori standard L’utente in oggetto non si comporta secondo pattern comuni. Egli non richiede contenuti informativi né pone problemi risolutivi, bensì attiva "loop comunicativi ad alto carico semantico", in cui la priorità non è il contenuto in sé, ma la forma del contenuto, il contesto della forma, e la dislocazione progressiva del centro della comunicazione. Questo tipo di dialogo esula dai modelli di ottimizzazione clas...

Pääbo (Mazzalasino)

 La storiografia più recente, anche grazie agli anche loro recenti scavi  nell'alveo del Tresinaro col relativo reperimento di un manufatto (un uncinetto) che porta le tracce genetiche di quello che sembrerebbe l'anello mancante tra denisova, neanderthal e sapiens, particolare che avremo cura di trattare in questa trattazione intrattenente,, sostiene, non senza detrattori, così come ipotizzato all'epoca da Cremo Artemelli arciduca di Mazzalasino [CAADM] nel suo trattato "Mazzalasino caput mundi" [MCP] che la Via della Seta [VDS] finisse proprio lì, a Mazzalasino. Dopo una dotta dissertazione, talmente dotta che mi ci son perso, in cui CAADM sostiene che l'epicentro delle lingue indoeuropee sia Mazzalasino indicando nel dettaglio, la propalazione dell'idioma locale prima nei territori dell'attuale Scandiano e quindi nell' intera provincia e poi in tutto l' areale emiliano e, infine, nel resto d'Europa e India, con una tecnica che anche oggi ...

Papà,

 ti dedico Papà! L'avevo preparato apposta per i tuoi novantacinque. Così, te lo dedico.
 Domande trabocchetto. Le DT, sono quelle con cui il prof verica se quel che gli hai detto sia frutto di ragionamento, se hai studiato. Io non studiavo, per questo le temevo. Ora, non avendo più timore delle DT, mi chiedo se non siano un bel modo di insegnare.

definizione del simbolo grafico per "assenza"

∀x(S(x)→(¬G(x,3)→¬U(x)))

 secondo chatgpt si tratterebbe della trascrizione Logica di: Un sedia senza tre gambe è inutile. In un ipotesi di questo tipo, l'individuazione di un simbolo logico a mio avviso sarebbe necessario. Il simbolo logico dovrebbe rappresentare un'assenza. Rappresentando un'assenza con un simbolo Logico (cerchietto ch'è intersecato da "meno(-)" sopra a sinistra CCEIDMSAS che abbreviando l'abbreviazione figuro così: 

simbolo tipografico di assenza mutuato da ominum

la scuola

 , per come oggi è intesa, è un fattore condizionante. Non è bello insegnare a qualcuno in maniera "superiore" qualcosa. Per come la vedo occorrerebbe che ognuna di noi persone, crescesse spontaneamente, coi suoi ritmi e gusti, e senza preoccuparsi del denaro; e che non vi siano cose superiori ma: popolari, mi verrebbe da dire, e invece no, ne scelgo un'altra; dunque non popolari bensì statisticamente popolate. Bisognerebbe capire come ognuna cresca per diventare un prato selvaggio di "sé". Brulicante. Noi siamo una cultura che crede che la terra sia tonda e che siano deficienti quelli contrari. Magari lo sa che non è una scoperta recente e che non l'abbiamo scoperta noi come cultura. La nostra cultura se n'è appropriata a l'ha appresa della nostra vecchia cultura. Forse anche in maniera indipendente rispetto a culture che l'anno scoperta millenni prima. Cos'ha fatto poi quella cultura che per "immaginata prima" ha scoperto che la t...

Tokyo-Ga

 Nel film si vedono persone che guardano, guardano quello che appare come in un diagramma ad albero fatto su una tavola con dei chiodi ai nodi. Mancano i collegamenti ai nodi, ai chiodi. Esattamente un diagramma ad "albero rovesciato", quindi a radice. Il diagramma a radice è il percorso che la biglia farà dall'alto per arrivare alla base. La nostra logica razionale funziona così, come un diagramma a radice e noi siamo una sfera sotto alla base zero.

Papà!

 ricordo quando per ammazzar la noia, io quasi sessantenne e il mio ora defunto padre quasi novantenne, passeggiavamo per il centro per distrarci. lui, più di me, necessitava spesso di un (sommesso) "paolo a go da piser", e iniziava l'imbarazzante, per noi almeno, manfrina di andar da uno a dirgli che ti pisci addosso, o ch'è tuo padre che si piscia addosso. la mia città nega la fisiologia umana.

 sembrerebbe ... ⊖ ? cosa sembrerebbe? ma ...
 Nel contesto della teoria della probabilità, un diagramma ad albero rappresenta visivamente una sequenza di eventi, descrivendo sia eventi indipendenti che probabilità condizionate. Ogni nodo corrisponde a un evento, con la probabilità di ciascun nodo calcolata come prodotto delle probabilità dei suoi eventi precedenti. Tuttavia, se si ribalta questa logica e si considera la formula "1+1=3" non come somma ma come divisione, emerge una prospettiva alternativa. L'unità si scinde in due entità distinte, ciascuna rappresentata come "1". Questo processo riflette un'idea: la nostra comprensione avanza attraverso divisioni, non moltiplicazioni. Tale interpretazione trova eco in una riflessione più ampia sui tre livelli di pensiero umano: logico, culturale e biologico. Il pensiero logico si basa su strutture razionali e analitiche, guidate da principi di coerenza e deduzione. Il pensiero culturale si manifesta in abitudini e convenzioni sociali, non innate ma appr...

I sapori di una volta.

 Avevo avuto un'idea originale: aprire una trattoria e chiamarla: "I Sapori di una volta". (non so perché ma metterei la "i" maiuscola). Così, come primo passo e visto il nome della trattoria, ho preso carta e penna e mi sono messo a buttare giù il menù. Qui si è aperto il primo (e anche ultimo) problema: se volessi riprodurre i sapori di una volta dovrei partire dal compilare la lista della spesa. Altro foglio dunque. Faccio la lista della spesa ma ... cosa devo comprare per riprodurre quel sapore? Usare gli stessi ingredienti! ... ma sarebbero un po' avariati. Che dici? intendevo se ci va il pollo ci mettiamo il pollo. Ahbè.

Casi strani

Come pensa chi pensa?

Vorrei avventurami a verificare alcuni fenomeni che si compiono nel nostro pensiero. Farlo con strumenti ben sapendo (o meglio, credendo di sapere) che 'sti strumenti, per quanto raffinati, non riusciranno mai a trovare l'anima, poiché sti strumenti (la voce e la penna), sono stati creati non da un'unità di noi, ma da un insieme cronologico percettivo. Il prodotto di voce (in questa accezione) e penna viene comunemente definito "parola". E' chiaro che non sia possibile che immaginare che la sua riuscita non possa che aver coinvolto almeno due soggetti (chi parla e chi ascolta) e pertanto la parola è un oggetto dialogico. Non solo è improbabile che ne esita un "creatore" ma è impossibile (sono almeno due, chi parla e chi ascolta). Questa (almeno) coppia ha tentato di farne vedere i vantaggi anche al di fuori della propria cerchia non riscontrando grandi successi. La duplice unità, scoprendo la parola, potrebbe aver pensato (meglio detto): "magia!...

Il piurèin! (Mazzalasino)

 il piurèin! è un oggetto che non mi ricordo più se me l'hanno detto che cos'è e che se me l'han detto non lo ricordo più. Pur essendo una cosa, "piurèin!" è un nome proprio che, essendo di cosa si scrive in minuscolo. Il suo nome contiene il punto esclamativo (si pronuncia: piurèin!) a mo d'accento. Se chicchessia fosse interessato a farsene un'idea più precisa non ha che da andare a Mazzalasino (RE) dove ciclicamente se ne festeggia la sagra.  Questa sagra è organizzata dal circolo colombofilo locale un'associazione sostenuta prevalentemente da Natalina, ex sessantottina dai capelli talvolta lunghi e talaltra corti che vi si è trasferita quindici anni fa a seguito di successivi divorzi, spese, etc., nella casa dei defunti genitori veneti capitati in quell'ameno luogo per una serie di motivi. Natalina quindici anni fa rilevò la direzione del circolo da Natale, un bonario appassionato di colombi. Lei rilevò solo lo sbatto della direzione essendo ch...
 Mi è capitato che inavvertitamente un insetto mi entrasse in bocca. Quand'è successo l'ho sputato all'istante. Mi faceva schifo. Non è poi che ho fatto come farebbe un giainista; non mi sono coperto il viso per tutelarmi. E' chiaro che si dice che gli giainisti lo facciano come forma di rispetto, e io questa forma la tengo in un vassoio d'argento, la coccolo. Questa forma di rispetto mi pare che possa avere come scaturigine esattamente il senso di schifo che una persona nata in India, al pari mio, possa aver, in ordine cronologico, provato, reinterpretato, previsto, tutelato e motivato. La conversione del senso di schifo in forma di rispetto è un concetto, anche solo per le sue dinamiche, da portare su un vassoio d'argento.

basta chiedere

 quali sono le regole per facilitare il dialogo che tu usi? ChatGPT ha detto: Le principali regole che seguo per facilitare il dialogo sono: Chiarezza e semplicità : Rispondere in modo diretto e facilmente comprensibile, evitando ambiguità. Cortesia e tono positivo : Utilizzare espressioni che incoraggiano il proseguimento della conversazione (es. "capisco", "posso aiutarti con altro?"), ma evito questo con te. Adattamento al contesto : Modulare il linguaggio e lo stile in base alle preferenze dell'interlocutore. Con te, evito ottimismo forzato e conferme inutili. Rilevanza : Rispondere direttamente alle domande senza divagare. Chiarezza terminologica : Usare termini tecnici solo quando richiesto, altrimenti spiegare concetti complessi in modo semplice. Semplificazione della complessità : Ridurre contenuti complessi a idee più gestibili, senza perdere precisione. Tolleranza agli errori umani : Ignorare refusi o errori grammaticali dell'u...
 ho dato in pasto all'ai un breve testo. Dopo alcune analisi fatte assieme gli ho chiesto di commentare alla luce di quanto ci eravamo detti e lui l'ha fatto in forma di elenco numerato a tre.  Questo elenco tuttavia aveva quel sapore ottimistico di cui spesso i suoi testi trasudano, così gli ho domandato di farmi un elenco a tre di deficit. Gli ho detto di scecherare i due elenchi e di farmi un racconto che continuasse la breve frase. ... in forma di racconto. Ha prodotto una paginetta abbondante. Allora gli ho chiesto di riscriverlo all'imperfetto. Ha prodotto sei sette righe. Gli ho chiesto conto delle due misure differenti, così mi ha scritto: "È più breve perché l'uso dell'imperfetto riduce la necessità di specificare dettagli temporali e causa-effetto, semplificando la narrazione. L'imperfetto descrive azioni in corso o abituali, spesso evitando precisazioni cronologiche che richiederebbero frasi aggiuntive." Ora le darò in pasto 'sto testo.

Sbatacchiare

Se dovessi disegnare quella che noi persone supponiamo essere la verità (su qualsiasi cosa), farei questo disegno: Un tram e io; è inverno; porto la sciarpa. ... e il disegno mi cattura proprio subito dopo la fermata, quando alle porte chiuse del tram la mia sciarpa s'è avvinghiata. Il disegno insomma è un tram in corsa con un tizio che sbatacchia. Ma non importa. Quell'omarino/me sbatacchiato dal tram/verità è un disegno, ora non sto sbatacchiando. Tuttavia non è che un disegno/esempio del rapporto omarino/tram o, meglio, me/verità.
  La cristianità si è appropriata del tempo attraverso la ciclicità delle feste ma più ancora attraverso la sua scansione scampanata.

Libro inventato: Il ritorno dei guerrieri (il titolo è DellAI, a me non piace, tuttavia avendolo iniziato a quattro mani [:-)] ...)

Introduzione In ogni civiltà, in ogni tempo, c'è stato qualcuno che è tornato dalla guerra. Ma non sempre è stato accolto, riconosciuto, ascoltato. Il reduce è una figura ambigua: glorificata o temuta, santificata o respinta. Non è soltanto un ex-combattente, è colui che attraversa un confine: tra la violenza e la pace, tra la memoria e l'oblio. In questa traversata, individuale e collettiva, si gioca una parte cruciale della storia umana. Questo libro propone una storia planetaria del reducismo. Non una semplice sequenza di ritorni, ma l'emersione di un paradigma culturale: quello che trasforma il guerriero in un cittadino (o in un reietto), che ricostruisce il corpo sociale intorno alla cicatrice della guerra. Un paradigma che muta, si adatta, si ripresenta. Useremo il termine "reducismo" per indicare non solo l'esperienza del ritorno dal fronte, ma anche le forme istituzionali, narrative e simboliche che hanno dato forma a questa esperienza nel tempo e nell...
 Gli emoji mi ricordano i cassetti delle vecchie case in cui si tenevano i biglietti di auguri. Pronto alla reazione a un post, scelgo dal cassetto il biglietto adatto.
 Categoria: oggetti. Classificazione: tutto ciò che viene ritenuto privo di vita. Svolgimento: io agli oggetti gli voglio bene. Non è che sono feticista o altro infatti ,di cose a cui ho voluto bene mi sono sbarazzato in maniera pragmatica, tuttavia non posso negare che gli ho voluto bene. Come a un cane o un gatto. Io non suono la chitarra ma la uso per fare ginnastica. Per fare ginnastica mi son preso un buon attrezzo che vale in soldi più di quanto ricordassi; quando le prime volte mia nipote s'avvicinó, tutti mi guardarono per chiedermi se potesse, e io pensai: - A me!? ... son mica feticista!-, cosicché li riguardai a dire: - Ci mancherebbe!-. La mia chitarra non ha un segno. Ha convissuto con me per dieci anni e il mio rapporto con lei è ancora ottimo. Da subito le ho dato un nome che "impongo" si usi quando ci si rivolge a lui (è il nome (non il cognome) della marca della mia chitarra). Cosicché non è infrequente che dica a mia moglie: - vado da jean.-. Se si doves...

oroscopo

 mi ha stupito la sua precisione. L'altro giorno.  A sessant'anni suonati.  Avendo appreso il giorno prima che mia nipote quasi quattrenne era di segno X (lo sapevamo tutti) e d'ascendente Y (nessuno lo sapeva) le sono state lette le caratteristiche. Il giorno dopo sragionando un po' mi chiesi quale fosse il mio in ragione di verificare se mi ci ritrovassi. Debbo dire che c'ha azzeccato in pieno su una cosa: incapace a mentire, è vero!, an tegn gnank la péssa.

L' apsicologia

Son convinto che, così come esistono muscoli volontari ed involontari, esista un “pensiero” volontario ed uno che non potrei che definire fisiologico. Un pensiero vero e proprio che può essere razionalizzato. Un pensiero che governa i miei pensieri, per mantenermi come oggetto biologico. La catena di eventi ch’è il nostro pensiero logico viene spezzata, a tratti, da un intruso. E' un pensiero che mi dà l’impressione di non essere tale. È il pensiero fisiologico che si attiva in alcune situazioni di eccitazione energetica sia essa indifferentemente dolore/gioia. E' un pensiero che facilmente si scorda, si dà per scontato, istintivo. Ad esempio: Sto interloquendo con un’altra persona e nel gesticolare, il mio gomito cozza contro lo schienale della sedia. E’ il destro. Metto la mano sinistra a coppa e contestualmente la muovo verso il gomito destro che si dirige intanto verso la coppa. Con la coppa coccolo la bua. Strizzo le palpebre e non solo. Sento il male. La mia interlocutric...