L' apsicologia

Son convinto che, così come esistono muscoli volontari ed involontari, esista un “pensiero” volontario ed uno che non potrei che definire fisiologico. Un pensiero vero e proprio che può essere razionalizzato. Un pensiero che governa i miei pensieri, per mantenermi come oggetto biologico.

La catena di eventi ch’è il nostro pensiero logico viene spezzata, a tratti, da un intruso.

E' un pensiero che mi dà l’impressione di non essere tale.

È il pensiero fisiologico che si attiva in alcune situazioni di eccitazione energetica sia essa indifferentemente dolore/gioia.

E' un pensiero che facilmente si scorda, si dà per scontato, istintivo.

Ad esempio:


Sto interloquendo con un’altra persona e nel gesticolare, il mio gomito cozza contro lo schienale della sedia.


E’ il destro.

Metto la mano sinistra a coppa e contestualmente la muovo verso il gomito destro che si dirige intanto verso la coppa. Con la coppa coccolo la bua.

Strizzo le palpebre e non solo.

Sento il male.

La mia interlocutrice mi domanda se vada tutto bene. “Sì certo” le rispondo. “ … un colpo.”.

Riprendo il discorso.

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Per interrompere la catena/pensiero, ho mosso muscoli definiti volontari.

Se per assurdo pensassi che il mio pensare provenga dall’encefalo, bene, allora dovrei ammettere che a governare questi muscoli volontari in maniera involontaria, sia stata una specie di ambulanza cognitiva accorsa in un momento che nel contesto della narrazione dei due interlocutori, sia “non classificabile”.

Tra le due narrazioni non v’è nesso. Tra quello che stavo dicendo e quello che ho pensato per reagire all’inaspettato momento, non v’è nesso alcuno.


Questa spezzatura del pensiero logico causata dal pensiero fisiologico è la parte che mi interessa e che mi pare inesplorata.

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