Come pensa chi pensa?

Vorrei avventurami a verificare alcuni fenomeni che si compiono nel nostro pensiero. Farlo con strumenti ben sapendo (o meglio, credendo di sapere) che 'sti strumenti, per quanto raffinati, non riusciranno mai a trovare l'anima, poiché sti strumenti (la voce e la penna), sono stati creati non da un'unità di noi, ma da un insieme cronologico percettivo. Il prodotto di voce (in questa accezione) e penna viene comunemente definito "parola". E' chiaro che non sia possibile che immaginare che la sua riuscita non possa che aver coinvolto almeno due soggetti (chi parla e chi ascolta) e pertanto la parola è un oggetto dialogico. Non solo è improbabile che ne esita un "creatore" ma è impossibile (sono almeno due, chi parla e chi ascolta).

Questa (almeno) coppia ha tentato di farne vedere i vantaggi anche al di fuori della propria cerchia non riscontrando grandi successi. La duplice unità, scoprendo la parola, potrebbe aver pensato (meglio detto): "magia! [non esistevano ancora le maiuscole] ma, come fosse un cassandro qualsiasi, tutti gli altri lo snobbavano. Brucavan la loro erbetta e qualche insetto, uh uh [c'è un uccello morto! dove? là!] uh uh uh [tutto gesticolando].

Ci deve essere un mezzo meno dispendioso per capirsi?

Il problema è che la parola, nella sua senso più profondo

Siamo ancora barbari nell'uso, ma dico? i barbari erano gran fighi! Sai se t'arrivava un marcantonio biondo occhi azzurri a te col la spessa pelle da soletuttoilgiorno, bè quella pelle lì tutta bianca ti faceva un certo effetto, t'attraeva.

Diciamo che il problema del colore della pelle (ch'è succeduto con gli aberranti delitti) non è sempre stato patrimonio della nostra specie. Probabilmente creava una sorta di sospetto, circospezione, insomma un'attitudine all'attenzione a cui poi abbiamo attribuito caratteri che in realtà non hanno. Ne hanno dei caratteri ma 

Commenti

Post popolari in questo blog

Macaca

Cronaca vera

L' apsicologia