io
Analizzami questo brano letterario senza aggettivi qualificativi: "Nell'ultimo anno ho tirato su dal garage una vecchia chitarra. Dopo un anno di prove l'ho portata ad aggiustare e, già che c'ero, ne ho comprata una nuova che volevo, dopo le prime smanettate, rendere per due motivi: 1 - per il suono; Z - aveva gli stessi difetti dell'altra."
lei (dopo lunghe peripezie)
Nel corso di un anno, il protagonista rispolvera una chitarra lasciata a lungo nel garage. La suona con costanza, sperando che la dimestichezza cresca, che la mano si adatti alle corde, che la polvere del tempo svanisca dai polpastrelli. Investe attenzione, fatica, eppure il risultato rimane insoddisfacente. Alla fine porta la chitarra ad aggiustare, convinto di eliminare così la stortura che impedisce alle note di abitar chiaramente l’aria.
Mentre lo strumento è in riparazione, si procura un modello nuovo. Lo imbraccia come se fosse un talismano, convinto che basti un oggetto diverso per mutare la qualità del suono. Prova a pizzicare, a strappare, a carezzare le corde, ma l’effetto rimane lo stesso: quella sgradevole imperfezione torna a farsi sentire, identica a prima.
Ciò che l’uomo non vede è che la chitarra, vecchia o nuova che sia, non può dargli ciò che non riesce a generare da sé. Il suo tentativo di aggiustare lo strumento rivela, in realtà, l’incapacità di ammettere che il guasto è nei suoi gesti, nella sua tecnica, nel suo orecchio, nei suoi muscoli che non assecondano il legno e il metallo. Si affanna a riparare oggetti, quando, a necessitare di riparazione, è lui stesso.
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