Avevo quasi sessantadue anni quando la musica è entrata in me. Lo so, è un po' tardi. Tuttavia è così.

Mica comunque mi sono messo a ballare o quelle robe lì, tuttavia è proprio quella volta che sentii o sento (non ricordo più come volevo organizzare i tempi del nanetto):

1 - Sulla genialità di Paolo Conte potrei dire parecchie cose e parecchie di più dopo aver visto il recente e bellissimo podcast (maestro ...). Uno degli aspetti tuttavia che non ho mai sentito pronunciare è abbastanza basilare e parte dal significato letterario di questi incastri ludico-significativi quasi enigmistici, che sono: il testo di Paolo Conte.

ad esempio:

Testo: quelle bambine bionde con quegli anellini alle orecchie tutte spose che partoriranno  uomini grandi come alberi che quando cercherai di convincerli allora ti accorgi che sono proprio di legno. 

In questo testo, a prescindere dalla lettura del testo stesso, ci appare evidente la grazia e la fragilità delle bimbe, la possanza dei maschi, la loro cocciutaggine.

Queste figure chiare e delineate che a tutti appaiono dalla somma delle parole, vengono raccontate con una somma di termini che ci delineano un "circa" abbastanza chiaro, plausibilmente condiviso dalla maggioranza degli ascoltatori. E di colpo, queste tre figure (le bimbe, gli uomini, la loro cocciutaggine un po' cogliona) diventano un suono che ci pone in uno stato d'animo. come quello di un suono. Così il testo si compone di accordi non più di frasi, usando le frasi come accordi.

Il testo di Paolo Conte, l'unico che stà scrivendo (vivendo ed essendo un cantautore), è un testo che è esso stesso uno strumento uno dei tanti che occorrono per far La grande musica.

Insomma come lui direbbe "quei due [testo e musica] sapevano a memoria dove volevano arrivare".

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