Note e capitolo

 Tra i libri, i saggi hanno spesso delle note al testo. Io mi chiedo come un editore, che costruisce i libri per mestiere possa pensare che un lettore debba andare alla fine del libro a vedere 'ste note. Ma mettile a piè pagina cristosanto!


Ciò detto è anche vero che capiti che 'ste note vengano usate nei romanzi. È raro, lo so, tuttavia a costo di sembrare ripetitivo La versione di Barney ce le ha e, per la mia stortura di leggerle (tra l'altro lì sono a piè pagina), credo che queste note in quel romanzo siano la firma indelebile di un pirotecnico scrittore di altissima qualità.


Ciò detto, tornando ai saggi, ho notato che 'stecazzodinote sono cambiate: se prima facevano riferimento ad altri libri, ora sempre più rimandano a un'url. Nei saggi scientifici è oramai indispensabile essendo che le pubblicazioni di riferimento non sono quasi più stampate. A me fa anche comodo essendo che me le faccio tradurre (son tutte in inglese che io non conosco). In uno dei saggi ascientifici che sto leggendo, ripartito in sezioni, anche le note urliche in fondo al libro sono divise in sezioni ed ogni sezione c'ha la sua numerazione cosicché esistano ad esempio tre note cinquantaquattro. Echecazzo!


Ora dovrei mettere in maiuscolo un apostrofo e non so come si faccia.


'stecazzodinote in fondo al libro sono un garbuglio di caratteri che, quando li copio, dovrei farmi aiutare da mia moglie così come quando inseriamo la passuord del uaifai nel tivù col telecomando.


Va insomma a finire che 'stecazzodinote, a differenza dei libri, non le leggo più. Mi sono scomode.


Perché poi io legga sulla carta invece, è un capitolo a parte.



Capitolo a parte 


Così come tanti, anche io sono passato ad un certo punto dalla carta al libro in formato elettronico. Mi pareva che avesse mille vantaggi che non credo valga nemmeno elencare vista la loro evidenza.


Dopo un paio d’anni a praticare ‘sti cosi, mi sono accorto che ancor più che con la carta mi accadesse, nel formato elettronico, di avere grosse difficoltà a distinguere, nella mia memoria buga, gli uni dagli altri. Sovrapponevo autori, libri, trame. Insomma quel che ho letto in quel periodo mi risulta un’unica amalgama, un pappaeciccia.


Recentemente ho sviluppato un sistema di notazioni di pezzi rilevanti dei libri ma questo, pur essendo difficilmente applicabile a quelli elettronici, non è sicuramente il motivo del mio abbandono.


Pensandoci e consultandomi con altri, abbiamo convenuto che le cause siano da ricercarsi nel percettivo del lettore. E che da questo percettivo sensibile sia sicuramente da escludersi il senso della vista figurando entrambi i sistemi in maniera talmente simile avendo cioè uno scarto risibile tra loro. La pagina, la copertina, etc. risultano praticamente uguali.

Dunque no alla vista? No. La vista c’entra ma non quella che legge, bensì quella che, ad esempio, stima achepuntosono senza dover dividere il totale numerico per il numero della pagina corrente. Una sorta di microsistema dei loci, talmente piccolo da apparire intuitivo.



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