snif

  Mi strafaccio da non so più quanto. 


Ho l'impressione di esserne schiavo fin dalla nascita; è un'esigenza per me e non ne posso fare a meno. C'ho provato ad astenermene ma l'esperienza extramondo che mi pervade, non la riesco a barattare con altro. 


Sono un tossico, un tossico incallito. 


La robba riesco a procurarmela aggratiss e questo mi permette di menare una routine che concilia il mio vizio con una vita in apparenza normale.


Non mi buco: sniffo. 


I viaggi che mi son fatto spaziano dalle rivisitazioni in chiave psichedelica della realtà, alle percezioni extrasensoriali che sovrappongono la vista coll'odorato, i suoni [perloppiù ritmati (mi sono accorto poi) dal battito cardiaco che, come un tamburo che modificando frequenza ed intensità, produce una trama su cui si dipanano esperienze che vanno dal drammatico al lieve] coi sapori. 


La mia droga dicevo la sniffo e prima mi produce una profonda narcosi che dopo un po', si trasforma nel trip. 


Mi sdraio e comincio a inalare quel mix di ossigeno ed altro che mescolo con quel mix di anidride carbonica ed altro che espello. 


Come una guru in meditazione cerco, attraverso il respiro, il giusto dosaggio che mi stende e ogni notte, da che mi ricordo, lo trovo. 


La mattina è una botta il risveglio. Come il Charles di Hammett che risponde al risveglio a colui che gli chiede -Come va?- anch'io rispondo -Stamattina è dura, ieri sera è probabile che mi sia addormentato sobrio.-.

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